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Ricordando Borrelli Silvano

 

 

In ricordo di un carissimo amico SILVANO BORRELLI

nonché collaboratore negli studi navali presso la L.I.A.S.T

FASSONE SARDO

Ricerca avanzata sulla costruzione di una imbarcazione primitiva sarda.

La ricerca è stata condotta attraverso l’interesse  di Roberto Lattini e Silvano Borrelli entrambi ricercatori e studiosi di archeologia sperimentale, architettura ricostruttiva navale antica.  Con documentazioni e un viaggio a Terralba per una conferenza sull’Arco Nuragico tenutasi nella suddetta cittadina sarda, da parte di Silvano Borrelli,  mentre Roberto Lattini  introdusse l’argomento sul Fassone, vari archeologi intervenuti diedero delucidazioni al caso,che ci permisero di approfondire l’argomento in sito sullo Stagno di Cabras, conoscemmo il sig. Nu Pinnichi uno degli ultimi costruttori di Fassoi , e per nostra reciproca contentezza la Proff.sa  Mena Manca Cossu, scrittrice del libro “I Pescatori di Cabras” , ottima documentazione sia a livello storico sociale di un popolo di pescatori, che per millenni pescava nello stagno con una imbarcazione che è arrivata tra noi attraverso il solito sistema non scritto ma tramandato da padre in figlio sulla costruzione di codesta preistorica imbarcazione.  Descritta magnificamente nel suo libro da Mena Manca Cossu, ci siamo attivati nella sua ricostruzione , e grazie al contributo dell’assessore di Terralba abbiamo ricevuto in spedizione la tipica canna di “Feu” citata nel libro, con la quale abbiamo costruito il modello , che ha partecipato all’ esposizione internazionale di Barcallona.  Le foto che presenteremo sono il nostro modello di ricerca.

 

(galleria fotografica, che può essere navigata con i tasti direzionali della tastiera)

 

Navi Egizie

(galleria fotografica, che può essere navigata con i tasti direzionali della tastiera)

 

ALTRO

 

 

 


 

Ricordando Silvano...!

di Roberto lattini

Stavo leggendo un libro sulla costruzione navale antica, velieri del XVI sec., quando accanto a me si sedette un altro ospite dell’Hotel Ermes di Gatteo a Mare. Combinazione veniva da Orbassano, vicino di casa, visto che abitavo a Torino, ci scambiammo due parole di convenuto, lui leggeva la stampa ed io continuai a leggere il mio libro. Dopo un quarto d’ora di lettura alzandosi per raggiungere la moglie per una passeggiata, gentilmente mi offri di leggere la stampa, lo ringraziai e mi accinsi a leggere il quotidiano ; alle volte il destino ci invia dei segnali che possono cambiarti anche la vita e questo a seconda di come noi li interpretiamo, con somma sorpresa un articolo sulla costruzione di una barca egizia mi rizzo le orecchie, l’argomento era interessante, la foto di un uomo con barba tenente in braccio lo scafo in costruzione della Barca del Faraone Cheope mi colpi enormemente il cuore mi fibrillava, l’argomento mi eccitava il cervello, per me modellista e ricercatore navale era come scoprire una tomba egizia per un Archeologo, lessi di un fiato l’articolo, poi lo rilessi con calma, codesto modellista e archeologo sperimentale era di Torino, aveva il suo laboratorio in via Chambery due passi da casa, non vi era il numero civico, parlava solo del suo atelier dove si cimentava nelle sue costruzioni per il Museo Egizio, presente il Prof. Ettore Ameli,

Era destino che leggessi quell’articolo, chiesi gentilmente di tenermi la pagina al proprietario del quotidiano, e riposto nella mia borsa, non vedevo l’ora di tornare a casa per mettermi in caccia di codesto esperto di costruzioni navali. Finalmente le ferie finirono era la fine di luglio dell’87, raggiunsi via Chambery, deserta, negozi chiusi erano cominciate le ferie, il mese di agosto era favoloso viverlo nella tranquillità dello spazio tempo silenzioso che le ferie dell’epoca ti creava, camminai su e giù per la via cercando di inquadrare un segno che mi indicasse questo atelier, ma pareva scomparso forse poteva essere un laboratorio nascosto al pubblico all’interno di un edificio, l’unico negozio aperto una panetteria, decisi di chiedere informazioni, e …. Come ho detto alle volte il destino ti bussa e ti indica la strada, mostrai la foto dell’articolo, la signora rise e mi indicò subito l’ubicazione dell’atelier, all’angolo della strada di fronte alla panetteria era suo cliente lo conosceva da una vita, infatti le vetrine del laboratorio opacizzate senza una scritta evidente se non un cartellino di dieci centimetri con scritto Publimodel o cosa del genere ora non ricordo bene, non dava idea di cosa vi fosse all’interno, la signora mi disse di suonare che lo avrei trovato all’interno, non era ancora partito per le vacanze che generalmente passava nel Gargano a cercare reperti archeologici come schegge di selce e nuclei per i suoi studi.

Aprì la porta, i nostri sguardi si incrociarono, rimasi un attimo ammutolito, il suo volto disegnato da un pizzetto quasi egiziano, piccolo di statura, magro, corporatura nervosa di chi per anni ha lavorato e ancora lavora il legno.

Mi presentai, mi strinse la mano con forza contento di conoscermi. Gli spiegai come ero giunto a conoscerlo; gli raccontai la combinazione dell’articolo, io che non leggo mai i quotidiani era un evento fortunato nell’essermi imbattuto in una informazione tanto rilevante per i miei studi di archeologia navale ricostruttiva, conoscere un modellista di tale bravura era un evento fantastico.

Parlammo per circa tre ore, sulla Barca di Cheope, ma soprattutto sulla costruzione navale in genere, mi fece molte domande, e mi diede molte risposte, quando mi accinsi ad andare via mi guardò e disse “ torna mi fa piacere parlare con un esperto di imbarcazioni “ io non mi sentivo tale per me la ricerca era una passione ma non mi sono mai reputato un esperto, mi fece comunque piacere che me lo avesse detto. Ci rivedemmo in settembre dopo che tornò dal Gargano, carico di nuclei di selce, cominciò così la mia avventura con un fantastico amico e modellista nonché archeologo sperimentale, non passava una settimana che mi ritrovassi nel suo atelier per discutere sulle barche, sia che fossero di origine egizia, fenicia, greca, araba, medievale o sui grandi velieri. L’argomento che più cominciò ad interessarmi e ad interessare anche lui era la preistoria delle imbarcazioni, quella parte della marineria che nessun modellista o ricercatore pare sia interessato vuoi per la poca divulgazione di notizie e di ritrovamenti vuoi per la “ poca bellezza “che viene attribuita da molti modellisti degli scafi da riprodurre, le zattere, le piroghe, le cloracle, sono imbarcazioni talmente primitive da non essere prese in considerazione, un veliero come La Sovrana dei Mari, il Victory, un Galeone Spagnolo ecc. ecc. sono molto più appetibili in un salotto di famiglia.

Un salotto al quale non ho più dedicato il mio interesse di costruttore di modelli navali, ma l’interesse certamente sullo studio e la ricerca dell’ architettura della costruzione navale sino all’avvento del vapore .

Tornando a Silvano, cominciammo un lungo pellegrinare alla ricerca di documentazione e schizzi di queste imbarcazioni, cominciammo con il conoscere meglio tale materia , attraverso gli schizzi e scritti del Cap. Cook, Thor Heyerdhal, Vincenzo Lusci, Jean Neyret, Biorn Landstrom, Don Luigi Cocco, L’Ammiraglio Paris, e tanti altri che ora sono decine e decine, tra esploratori, missionari, archeologi ci hanno dato la possibilità di creare modelli di imbarcazioni preistoriche.

Con Silvano cominciai a cambiare sistema di costruire le barche non solo le piroghe ma anche quelle più moderne, la struttura doveva essere costruita come da cantiere, pur tenendo conto della validità del sistema che avevo adottato sino a quel momento ; a pane burro, a ordinate e fasciame, ma la tecnica costruttiva di cantiere era più interessante, era la realtà.

Lo aiutai a costruire altri modelli egizi, ma anche plastici di castelli e forti medievali, costruimmo il Fassone sardo, partecipai con Silvano alla Conferenza di Terralba sull’Arco Nuragico in Sardegna, ad alcuni convegni tenutesi a Torino sull’Archeologia Sperimentale ad un paio di conferenze sulle imbarcazioni Preistoriche e sulle barche Vichinghe, a giornate di archeologia sperimentale come quella di Candia,e ad alcune giornate medievali vestito da frate organizzate per gli Arcieri Boscaioli della Quercia d’Oro, nonché a laboratori didattici per i ragazzi e a tante altre esperienze. Ha cambiato in me il modo di studiare la materia delle notizie archeologiche sulle imbarcazioni e sul modo di fare modellismo, non mi reputo un grande modellista anzi sono convinto che una vita intera non basterà mai per il sapere perché ciò che si sa è solo una infinitesima parte di ciò che si vorrebbe conoscere, e nelle costruzioni non si è mai all’altezza di quello che si vorrebbe essere e grazie a personaggi come Silvano che chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo può certamente solo migliorare. Grazie Silvano!

SILVANO N. BORRELLI

Docente di Archeologia Sperimentale presso l’Università Popolare di Torino

Presidente del Laboratorio Italiano di Archeologia Sperimentale di Torino