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La barca di Cheope

LA BARCA FUNERARIA DI CHEOPE

 

 

 

CENNI STORICI

La barca funeraria di Cheope, secondo faraone della IV dinastia (2580-2480 a.C.), fu scoperta il 26 maggio 1954, nella piana di EI-Ghiza, a fianco del lato sud della grande piramide del faraone, in una fossa rettangolare lunga circa trenta metri. Coperta da grandi blocchi di, pietra, la barca appariva smontata nelle sue varie parti. Nei 1955 fu tratta fuori dalla fossa ancora in perfette condizioni, poiché il terreno roccioso l'aveva conservata per più di 45 secoli al riparo dal sole e dalle intemperie. Il lavoro di restaura e ricostruzione della barca fu eseguito da Mr, Ahmed Yatrssef Mostafa, eccellente restauratore, che, dopo essersi dedicato ad intensi studi su vascelli dell'Antico Egitto, impiegó tredici anni per portare a termine il riassemblaggio. Per meglio comprendere la struttura oiginaria che avrebbe dovuto ricostruire, egli realizzò un modello ligneo della barca in scala 1:10. Alcune, tavole dello scafo, ritrovate nella fossa, con il tempo sì erano raddrizzate mentre altre, al contrario, arcuate, così da rendere più ardua l'opera di ricostruzíone. Al termine del suo impegno e dopo essere stata nascosta al pubblica per 25 anni la barca funeraria fu esposta, nel 1982, ìn un museo, appositamente costruito sul luogo del ritrovamento e strutturato m modo che i visitatori potessero contemplarla da tutti i suoi lati.

DATI TECNICI

Al termine della ricostruzione lo scafo della grande barca misurava m 43,40 di lunghezza, m 5,9 di larghezza e m 1,75 di profondità. Esso è composto di lunghe tavole in cedro del Libano, correnti da prua e poppa e tenute insieme da carde che passavano attraverso cavità scavate nel loro spessore. La barca era dotata di una cabina lunga m 9 e alta in 2,7, sostenuta da eleganti colonnine che ricordano i paletti da tenda. Era equipaggiata da sei paia di remi lunghi m 7, dalle pale lanceolate di cui un paio, posto a poppa, con funzione di timone. Le sovrastrutture erano tutte in legno di acacia ed il cordame, can il quale erano tenute insieme le tavole dello scafo, erano in erba halfa. Grazie al sistema di legature, la barca era totalmente smontabile

IL MODELLO E LE IPOTESI

Le imbarcazioni, come mezzo dì comunicazione, hanno giocato sempre una parte di rilievo nella vita dell'egiziano antico, ed hanno pertanto suscitato l'interesse di numerosi archeologi. Tra costoro il sig. Borrelli, dopo circa 20 anni dalla ricostruzione del A. Y. Mostafa, fin voluto realizzare un nodello in scala 1.20 della barca funeraria di Cheope. Il sig. Borrelli ha iniziato dall'esame attento dei disegni relativi alla barca eseguiti da B. Landström nel libro "Ship of the Pharaos" (Londra. 1970), integrando questo studio can alcuni stralci tratti dallo scritto del Mostafa, che contengono riproduzioni precise e particolareggiate di ogni parte della barca. ll modello, terminato rrel 1990 dopo 1000 ore di lavoro rièroduce fedelmente l’originale esposta al Cairo e misura m 2,17 di lunghezza. Il sig. Borrelli ha impiegato legno di cedro del Libano per il fasciame, la copertura, la tuga e la chiesuola; legna di sicomoro per le ordinate inteme. È ricorso all'aiuto di un collante (resina) per unire alcune tavole, che sono poi state cucite con circa 1200 punti di legatura Il profilo della barca funeraria dì Cheope, con la prua drizzata ad angolo retto e la poppa leggermente rialzata e curvata. ricorda la peculiare struttura delle barche fluviali egìzie.

 

 

Seconda parte

La peculiarità emergente di questo splendido capolavoro di architettura navale risiede nell'uso delle funi come mezzo di unione delle tavole del fasciame.
Esso è un esemplare unico a cui se ne accostano altri di minore importanza, uno dei quali è il tipo di nave da trasporto noto dai rilievi del Tempio della piramide di Sahura, re della V dinastia (2550 a.C.), rinvenuta ad Abusir, anche questo realizzato in piccola scala dal sig., Borrelli negli anni 1986-87.
Anche la nave di Sahura presenta le tavole legate fra di loro con cordame, ma il tutto è realizzato in modo più semplificato e ridotto, ricorrendo in parte a legnane di importazione e in parte a legno locale.
L'uso, nella barca di Cheope, dì un legno pregiato (cedro del Libano), da cui sono state ricavate le tavole del fasciame, fanno presumere che la misura dei tronchi da cui queste sono state tagliate, doveva essere mediamente di circa un metro e mezzo di diametro, quindi di difficile lavorazione, se si prendono in considerazione i seghetti ed i saracchi in uso nell’Antico Egitto per la eostruzione delle navi, così come ci è noto da varie rappresentazioni a rilievo.
Questi dati hanno indotto il sig. Borrelli ad avanzare alcune ipotesi circa l'approvigionamento del legname e la tecnica utilizzata nella costruzione della barca.
Egli ha supposto che il legname fosse stato importato in Egitto già tagliato in lunghe tavole, in un secondo tempo sagomate dagli Egizi stessi forse con l'aiuto, di mano d'opera levantina, la quale conosceva bene il tipo di legno e possedeva adeguati strumenti per lavorarlo. Si potrebbe anche sostenere che, importato il legname grezzo, gli Egizi si siano affidati, per la costruzione ciel battello, a maestranze straniere
A sostegno di tale ipotesi sta anche il fatto che, se da una pane lo styling della barca di Cheope è tipicamente egizio, dall'altra il tipo di tecnica costruttiva è estraneo alla tradizione egizia quale impiegava solitamente tavole di legno taulgiate a mattonelle unite con ganci bronzei e incastri di giunzione a farfalla. Un esempio ci è fornito dalle due navi di Sesostri III rinvenute a Dashur, lunghe non più di cinque metri.
Secondo il sig. Borrellì un'imbarcazione costruita esclusivamente con tavole e corde, che non presenta tracce di calafatura, cioé di catrame a chiusura delle fessure per impedire il passaggio di acqua, non può aver navigato neppure una volta, aggiungendo ancora l'assenza degli scalmi per le cinque paia di remi (o pagaie lunghe).
Altri studiosi sostengono invece il cotrario, riconoscendo alcuni evidenti segni provocati tra le corde, che si restringono quando sono bagnate, ed il legno del vascello, che nell'acqua si dilata (il sig. Borrelli studiando il legno di costruzione, ha notato che la particolare struttura dello stesso permette una forte segnatura delle legature se queste sono molto sollecitate dalla tensione).
La barca deve essere stata costruita per portare le spoglie del Faraone in processione verso uno dei lunghi di pellegrinaggio, Abido o Buto, oppure a scopo rituale per trasportare il Re nel suo viaggio ultraterreno attraverso il cielo.
Si ritiene comunque, che la barca avrebbe avuto in ogni caso buone qualità nautiche, calcolando dai volumi e dalla linea d'acqua la buona forma idrodinamica, per cui un’ottima galleggiabilità e navigabilità, unite ad una particolare dirigibilità dello scafo, dovuta, forse, anche ad una particolare forma del fondo piatto il quale forma un doppio scalino in carena che permette all’imbarcazioneli essere facilmente pilotabile in ambiente fluviale, dove alle buone qualità nautiche non deve essere disgiunta una buona direzionabilità.
Al momento, non essendo state rinvenute documentazioni o reperti, esplicitamente o indirettamente riguardanti uno qualsiasi degli interrogativi, che la barca di Cheope ha suscitato negli archeologi riferiti all'arte navale egizia, le risposte sono ancora costituite da ipotesi e teorie.


Note preliminari a cura del: LIAST - Laboratorio Italiano Archeologia Sperimentale di Torino
Via Chambery 93/105 - TORINO