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Chi ha rubato la marmellata?

 


 

centro per la cultura ludica di
torino, v.fiesole 15

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Roberto Lattini

Responsabile della sezione di modellismo del Michelim Sport Club di Torino e Cuneo. Ricercatore navate presso il Laboratorio Italiano di Archeologia Sperinicatale di Torino (L.LA.S.T.).,&

Consulente di modellismo dal 1987 presso il Centro per la Cultura Ludica di Torino. In collaborazione con Giancarlo Perempruner e ~ Carla Rizzolo per corsi didattici e mostre di modellismo.

In collaborazione con il dott. Amiicare Acerbi organizzo mostre didattiche e corsi di laboratorio per docenti e studenti di scuole elementari e medie.

Costruisco modelli in scala per scuole e musei ; il mio campo specifico è la storia delle imbarcazioni, dalla preistoria sino al 1800, creando mostre didattiche comprendenti libri e documenti.

 

"Chi ha rubato la marmellata"

Intervento sul congresso

 

Una esperienza per me molto positiva visto l'interesse mostrato dai partecipanti alla sessione, non solo per í1 punteggio che. mi è stato attribuito nel preferire la. mia proposta tra le cinque presentate, comunque sia tutte molta interessanti, ma anche per le numerose domande che mi sono state poste durante e dopo 1'intervento, e persino nei corridoi del centro congressi.

Il mio progetta era basato su un esperimento che sto portando avanti con il dott. Acerbi presso una scuola Media di Caorso, nel Piacentino, basato sulla svolgimento in tre lezioni ~-buìte lungo l'anno scolastico che prevedono: la. costruzione di un natante preistorico (zattera) , nella creazione di un diorama del territorio fluviale dove ambientare la zattera ed infime, per complicare le cose, nella esposizione per iscritto di un breve racconto avente per soggetto sia il natante che il panorama dell'ambiente riprodotto come diorama.

Per riuscire a riprodurre con la massima fedeltà tutto questo si suggeriva di scegliere un angolo di natura fluviale reale, fotografarlo e studiarlo in tutti i suoi dettagli., tutto con un po' di "pepe e saie" come è d'uso nell'ambiente ludico, facendo tesoro di tutto il materiale che la natura stessa può mettere gratuitamente a disposizione .

Con lo zaino a traeolla e un utile corredo di sacchetti di nailon e di borse di plastica si spingevano i ragazzi ad immergersi nel territorio e fare incetta di terra, sabbia, pietre, rami di ogni tipo e dimensione; passando poi in una falegnameria per procurarsi una tavola, meglio se di recupero, di dimensioni accettabili per realizzare íq progetto del diorama e approfittando dell'occasione essendo in una segheria, per reperire vari tipi di segatura da usare così com'è o da colorare in seguito; cercare e portare a casa rametti di siepi, foglie, polistirolo residuo di imballaggi e quant'altro. Tutto da soli o con I'aiuto dei genitori, del proprio insegnante, o in gruppo con diversi compagni di scuola e in questo caso avendo la possibilità di dividersi i compiti per realizzare il progetto: uno che si dedichi alla zattera, uno alla ricerca fotografica, uno o due al diorama ed uno allo svolgimento del racconto_

II corso così impostato attiverebbe ben quattro fasi di sviluppo didattico interattivo, che sono; la manualità, il movimento, la. letteratura e tutto il supporto scientifco che si chiama ad attivare nella realizzazione del progetto: matematica, geometria, storia, disegno, geografia eccetera.

II laboratorio didattico di Caorso.

Nell'atrio della scuola realizzai un laboratorio modellistico dove svolsi la prima lezione a ben 132 studenti, divisi in due Prime, due Seconde e due Terze con i rispettivi insegnanti. A quelli cominciai con lo spiegare le qualità e lo scopo dell'attrezzatura e dei vari oggetti che avevo davanti: modelli, utensili e svariati materiali, cercando di interessare i ragazzi all'argomento del mio intervento. Per rompere d ghiaccio distribuii in giro i modelli di zattere e piroghe che avevo a disposizione, affinché i ragazzi si rendessero conto in che cosa consistesse costruire un modello. Naturalmente notai una certa apprensione negli insegcbanti, ma li tranquillizzai subito: i ragazzi avrebbero avuto sicuramente rispetto per i modelli e gli oggetti cosa che poi puntualmente avvenne.

Questo gesto di fiducia verso di loro dette subito i suoi fiutti, e mi fu ampiamente ricambiato dall'iate*sse con cui venni seguito e con le domande che via via mi venivano rivolte.

Spiegai successivamente come costruire una zattera con l'uso di cinque tondini di legno da un centimetro, da unire tra loro con lo spago, e fermai la loro attenzione con il tipo di nodo che era necessaria per fare le legature, un nodo senza il quale non è possibile tenere assieme il legno: con un minimo di provocazione chiesi se qualcuno dei presenti fosse in grado di effettuare una legatura capace di non sciogliersi indebitamente, e come immaginavo nessuno dei ragazzi ( né dei docenti ) fu capace di farlo. Chiesi se conoscevano d "nodo dell'impiccato", e mi guardarono tutti piuttosto perplessi: spiegai allora, eseguendolo sotto i loro occhi, che quello era il nodo scorsoio, quello cioè utile per legare i tronchi. Proseguii distribuendo a tutti, studenti ed insegnanti, un pezzo di cima e cominciai a farli lavorare su quel nodo sino a che non lo ebbero tutti ben memorizzato, dopo di che feci vedere come io mettevo in uso e re~ la. piccola zattera.

Il tempo era trascorso in fretta, e potei solamente dare appuntamento per chi fosse interessato a sviluppare fargomento nel pomeriggio in un luogo attrezzato come laboratorio, e qui la lezione pomeridiana che doveva durare una sola ora si protrasse per ben tre ore, con somma piacere mia e degli studenti che si presentarono nei locali messi a disposizione del Comune di Roncarala, presso la chiesa parrocchiale dove avevo allestito un laboratorio con il mio materiale, e dove un lungo tavolo venne usato come base di lavoro : Lorena, Gianluca, Michele, Edoardo, Aldo, Daniele, Damiana, Alessandro furono i miei primi allievi di laboratorio sperimentale di modellismo,

La volta successiva ripresi la lezione dal famosa nodo in modo da imprimerlo meglio nella loro mente, passai poi a spiegare l'uso dell'archetto da traforo, come si montava e agganciava la lama, mostrando in pratica come questa non fosse affatto pericolosa per le ~ e lo feci passandoci sopra un dito, perché 1a lama da traforo se usata can cura taglia solo il legno, e li istruii su come piazzare la tavoletta di sostegno montandola sul tavola con il suo morsetto per non danneggiare il mobile quando si usa farchetto .

Come nella lezione precedente cominciai col parlare delle varie essenze che andavo mostrando mentre facevo passare di mano in mano i barattoli ed i sacchetti chiedendo ai ragazzi cosa fosse il contenuto: sabbia, terra, ghiaia, pietre, fogfie tritate o intere, segatura di vario tipo con colorazione naturale a seconda del tipo di legno, ma anche di quella colorata artificialmente in giallo, verde, rosso etc. Passato il primo momento di distrazione con l’esame delle essenze, cominciai a spiegare come costruire un diorama servendosi di esse; in primo luogo mi feci mostrare da quelli che avevano costruito una zattera a casa la loro opera e notai con piacere che tra essi, oltre a quelli che avevano partecipato alla prima lezione a Roncarolo, c'erano altri studenti che avevano raccolto il mio invito ed avevano realizzato il lavoro secondo le mie indicazioni; alcuni avevano completato 1a loro zattera persino con un albero per la vela.

Una tavola di compensato divenne il basamento del diorama, e con I'aíuto di tutti i ragazzi inizíai a costruirlo per fornìre alla zattera lo scenario entro cui posizionarla: mentre lavoravamo io parlavo sia di quello che andava fatto che di tutte le implicazioni logiche, così chiesi a me stesso ma soprattutto ai ragazzi, "dove andrebbe bene ambientare una zattera? - ma é semplice, in un fiume! e allora facciamo un diorama entro cui passi un fiume- e il fiume come si fa? semplice, si scava un solco abbastanza targo e profondo sul terreno di base, e poi si riveste la cavità con sabbia, pietre e detriti di vario genere come potrebbe essere sul fondo e sulle sponde di un onesto corso d'acqua..."

I ragazzi cominciarono a darmi suggerimenti ed a porgermi le essenze che secondo loro andavano bene, e quando 1'alveo fu completato si passò a creare l'acqua, naturalmente "artificiale", ed a questo servì benissimo il silicone con i suoi ottimi effetti di trasparenza.. Per completare poi feffetto scenografico del diorama vi aggiungemmo un albero, ed a questo provvidi io tirando fuori da uno scatolone alcuni bonsaj di varie misure e chiesi ai ragazzi di scegfiere quello che a loro sembrasse più proporzionato alle dimensioni del diorama, così incidentahnente iniziai ad illustrare fimportanza dell'effetto dì scala che ogni buon modellista. deve conoscere alla perfezione.

Detti appuntamento a studenti ed insegnanti nel pomeriggio per la solita ora didattica da tenersi nell'atrio dell'istituto e mi preparai a rispondere alle numerose domande che prevedevo mi sarebbero state rivolte: e fu così in inaniera. entusiasmante, tenuto conto del fatto che oltre metà della scolaresca aveva scelto di venire ai miei incontri. Misi allora a disposizione dei mola presentì tutto il materiale che avevo portato al seguito, ed essi crearono con il polistirolo piccoli diorami ed altro di loro faatasia_ Si consumarono così due chili di colla, cinque tubi di silicone, parti di bonsaj ed altro materiale, ma a me fece un immenso piacere notare l'entusiasmo che tutti mettevano nel creare "qualcosa!' e nel mostrarmelo con orgoglio. Tre ragazze mi chiesero di insegnare loro a costruire una barca egizia con le caratteristiche fascine di paglia, e usando i fili di saggina feci fare loro dei fasci panciuti al centro e affusolati alle estremità, poi unendo assieme quei fasci a formare appunto una barca. Nel giro di due ore il lavora era compiuto, e questo mi dette la grande soddisfazione di capire che il mio esperimento era riuscito e che i ragazzi avevano compreso il mio messaggio: essi sono ancora e sempre "creativi", basta portarli nella giusta direzione ed insegnare loro "come si faC, loro la voglia di imparare ce fhanno.

La terza lezione si terrà tra ~che settimana e consisterà in un ripasso generale, dopo di che io conto di insegnare come in un diorama si crea una manto erboso con del materiale naturale come la canapa dei lattonieri. II laboratorio sarà strutturato con plastici da me costruiti e che voglio lasciare all'istituto a disposizione dei ragazzi, così che essi siano incoraggiati in futuro a crearne altri di propria iniziativa, ma strutturati in modo per così dire "ce~' che renda possibile riunirli in un modo determinato a fornire un grande diorama unico. In esso ho pensato di inserire un fiume con una zattera, un ponte di legno, una palafitta, una cascata che crea movimento nello scenario, ima capanna pellerossa ed inftne il lago Titicaca con una delle sue barche di giunchi.

Fin qui 1'e~nta sembra ben riuscito: a giugno vedremo come avrà un seguito con la mostra dedicata ai modelli ed agli studenti che li hanno costruiti

La mia opinione su questo programma è che i1 modellismo nelle sue molteplici sfaccettature può essere di stimolo nella preparazione scolastica all'immaginazione, alla scoperta del valore che tutte le materie prime adatte al modellismo hanno una loro identità ed un loro peso che sicuramente vale la pena di conoscere, ma soprattutto dà all'allievo la possibilità di esprimersi destando, o ri­destando, la manualità propria dell'Homo Sapiens.

Mi auguro che in futuro la Scuola ne prenda atto e torni sui suoi passi creando di nuovo i laboratori didattici manuali come erano in passato, vale a dire rimetta in gioco le Applicazioni Tecniche e acconsenta a servirsi degli addetti ai lavori ludici come istruttori didattici validi nell' affiancarsi al corpo docente con il compito di offiire allo studente una formazione completa.

Qualora lo si ritenesse utile per ulteriori spiegazioni, mi dichiaro pienamente disponibile a parlarne con chiunque sia interessato a questo progetto.

 

ROBERTO LATTINI

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